martedì 26 gennaio 2021

CHI DIMENTICA E' COMPLICE !

 Crimini fascisti in Jugoslavia – La strage di Podhum di Gustavo Ottolenghi

Podhum (Piedicolle in italiano) è oggi un piccolo paese della Croazia, frazione del Comune di Jelenie, a circa 10 km da Fiume, e conta circa 14.000 abitanti. Nel 1942 erano circa 1.000 e faceva parte della Provincia del Carnaro (capoluogo Fiume) istituita dal governo fascista nel 1941 subito dopo l’occupazione della Jugoslavia nel corso della Seconda guerra mondiale. Fu inclusa nei Territori annessi del Fiumano e della Kupa e divenne, dopo l’incorporazione del territorio del Gorki-Kotar, la maggiore fra quelle istituite dagli italiani in Jugoslavia.

L’Italia – entrata in guerra il 10 giugno 1940 a fianco della Germania in ossequio al “Patto di acciaio” firmato nel maggio dell’anno precedente dai Ministri degli esteri Ciano e Ribbentropp – aveva attaccato la Jugoslavia l’11 aprile 1941, penetrando nel suo territorio dalla Venezia Giulia, dalla Venezia Giulia e da Zara con 7 Divisioni della Seconda Armata del gen. Vittorio Ambrosio, e da sud dall’Albania (già annessa all’Italia nell’aprile 1939) con 4 Divisioni della Nona Armata del gen. Alessandro Pirzio Biroli (in totale 400.000 uomini) occupando Lubiana il 12 aprile, Spalato il 15 e Ragusa e Mostar il 17.

Per contenere la gran massa dei deportati vennero istituiti centinaia di Campi di concentramento in Jugoslavia (Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Melada, Mamula, Prevlaka, Zlarino, Janesovac, Sajmiste e nell’isola di Arbe) e in Italia (Gonars, Visco, Chiesanuova, Monigo, Casoli, Agnone, Colfiorito di Foligno, Renicci di Anghiari, Fraschette di Alatri) nei quali vennero rinchiusi complessivamente circa 500.000 individui, dei quali oltre 115.000 morirono per stenti, malattie, fucilazioni, freddo, sevizie (4.500 su 16.000 prigionieri nel solo “Kampor” di Arbe).

Dall’aprile 1941 al settembre 1943 gli italiani devastarono, distrussero e compirono massacri in oltre 250 villaggi (Bjelcke, Krusevice, Brunovic, Repaj, Jabuka, Cajnice, Causevici, Crljenica, Brnelici, Zoretici, Sasovici, Lastra, Rubezi, Morinje Dolovi, Stub icki, Milasi, Trnovici, Kukuljani, Podkilavac, Cernik, Kameno, Mavrinci, Spodnje Bitinje, Gornje Bitinje, Kilovice, Ratecevo, Cajnice, Cettigne, Ustije, Liubotinja, ecc.) fucilando oltre 200.000 civili e 26.500 partigiani, deportando circa 100.000 persone nei vari Campi di concentramento (dove ne morirono almeno 12.000) e distruggendo più di 400 villaggi.

Ad esempio, nella sola provincia del Carnaro, secondo le disposizioni del gen. Robotti che (aprile 1941) aveva raccomandato ai suoi soldati di “ammazzare più civili perché sinora non si è fatto abbastanza”, furono fucilati 1.500 civili, 2.500 partigiani e altri 20.000 civili vennero deportati, dati alle fiamme 104 villaggi. In quel contesto il gen. Roatta aveva anche chiesto a Roma, nel novembre 1942, l’autorizzazione a far uso di gas asfissianti sui ribelli jugoslavi (così come nel 1936 in Etiopia dal gen. Badoglio), ma il permesso non fu accordato. Di questi massacri italiani quello emblematico avvenne a Podhum il 12 luglio 1942, assurto a simbolo della ferocia e della crudeltà delle nostre truppe che si autocelebravano come brava gente, ma che erano definite dagli jugoslavi come “palikuci” (bruciacase).

Alle ore 8del 12 luglio, domenica, 250 militari appartenenti al XI Corpo d’Armata del gen. Robotti (ai quali si erano uniti elementi del 2° battaglione Squadristi emiliani, squadristi fiumani, cetnici e drappelli di carabinieri) con 5 carri armati entrarono, provenienti dalle sovrastanti alture di Kikovica ove erano confluite dal giorno 8, nel paese di Podhum e vi bloccarono tutta la popolazione: nel corso del successivo rastrellamento casa per casa, vennero catturati tutti gli uomini di età compresa tra i 16 e i 64 anni (120 individui) di cui 108 (alcuni erano riusciti a scappare) furono subito condotti a una vicina cava e, in un avvallamento ai suoi piedi, vennero immediatamente uccisi con raffiche di mitragliatrici, e i loro corpi furono gettati nella cava.

Il paese fu razziato (vennero razziati oltre 2.500 capi di bestiame grosso – buoi, mucche, maiali, cavalli, pecore – e 1.300 di bestiame piccolo – galline, conigli, oche -) 370 case e altri 124 edifici furono incendiati con l’impiego di lanciafiamme, e tutti i restanti abitanti (208 vecchi, 269 donne e 412 bambini componenti 185 famiglie) vennero caricati su alcuni autocarri sopraggiunti allo scopo e tutti inviati a Fiume. Di qui parte fu mandata, per nave, al Campo “Kampor” dell’isola di Arbe e parte, per ferrovia, ai campi di concentramento di Gonars in Friuli e delle Fraschette di Alatri in Italia. Esauritisi gli incendi, di Podhum non rimaneva più nulla.



Oggi, nel paese ricostruito di Podhum, si trovano, a ricordo della strage, un Parco delle Rimembranze, dedicato al santo Maximilian Kolbe, martire polacco fatto morire di fame dai tedeschi in una cella del Campo di sterminio di Auschwitz nel 1941. Esso è circondato da un muro che riporta, incisi su targhe di bronzo, i nomi dei 108 fucilati, nomi ripetuti anche sui marmi delle loro tombe situate nel giardino del Parco, al centro del quale si erge un altissimo monumento a forma di fiore e su ciascuno dei suoi 108 petali è ripetuto il nome di un caduto. La strage viene ricordata pubblicamente con una cerimonia nazionale il 12 luglio di ogni anno.

Al termine della Seconda guerra mondiale il Governo jugoslavo richiese a quello italiano la consegna di 750 persone (fra le quali i gen. Roatta e Robotti e il maggiore Giorleo) che avevano fatto parte del contingente di occupazione italiano in Jugoslavia negli anni 1941/’43 per processarli con l’accusa di crimini di guerra. In ossequio all’allora imperante politica dei Paesi occidentali di distensione verso quelli “non allineati”, la loro estradizione non fu mai concessa, nonostante le ripetute richieste. In Italia, grazie alla infausta amnistia Togliatti (giugno 1946) e alla successiva “Azara” (settembre 1953) nessuno di questi 750 (né altri) fu mai processato.



ricordiamoci di chi ha cominciato la guerra 

e non dimentichiamolo mai !!!



giovedì 21 gennaio 2021

non scrivo quasi mai di partiti o di politica, ma quando ci vuole...


 costui : ha i genitori agli arresti domiciliari

per emissione di false fatture, truffa, ed altro...

il frutto non cade mai troppo lontano dalla pianta.

Immagino abbiate capito di chi sto parlando, 

di uno che in piena pandemia mette in ginocchio

il governo al quale prima aveva aderito, e crea

il caos nonostante abbia solo il 2% dei voti....

ma c'è ben altro, molto altro....

per non dire della banca MPS....


Aveva garantito a Enrico Letta di "stare sereno",
salvo poi dimissionarlo con un tweet.
Ha cacciato un sindaco del suo partito, Ignazio Marino,
mandando i consiglieri dal notaio.
Ha reso un referendum sulla Costituzione un referendum
sulla sua persona.
Ha dichiarato che non si governa con i post e con i like,
che non siamo al reality show,
proprio lui che, durante una diretta Facebook,
quando ancora era Presidente del Consiglio,
mostrò il facsimile di una scheda elettorale fasulla per il “nuovo Senato".
Aveva garantito di lasciare la scena politica in caso di sconfitta,
ma si è rimangiato la parola.
Aveva detto 'no' al potere di veto dei piccoli partiti,
per poi crearne uno piccolissimo
con cui porre veti su veti.
Ha mandato al macello un candidato in Puglia
nella speranza che il suo 1,5% determinasse
la sconfitta del centrosinistra.
Aveva promesso che si sarebbe comportato come
"un senatore semplice di Scandicci",
salvo poi determinare una crisi politica in piena pandemia.
Caro Matteo Renzi, finirai sui libri di storia e finalmente
appagherai il tuo ego smisurato,
ma verrai ricordato per quello che,
mentre nel Paese morivano 500 persone ogni giorno,
si divertiva a giocare alla crisi di Governo. Auguri!




lunedì 11 gennaio 2021

una gelida mattina al parco....

 La mia cagnola Zora deve scendere, mi guarda con gli occhi imploranti,

fa quella faccia da povero cane abbandonato al suo infausto destino,

che mi metto d'impegno, mi vesto più di un palombaro ed esco al gelo...

qui è con il suo amico Rey, un pastorone grande e buono



le margherite sono schiacciate dal freddo



il sole è ancora basso all'orizzonte e lascia delle bellissime ombre

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accanto al parco c'è la Vetrobalsamo, una grande azienda che ricicla

vetro usato riproponendolo in nuove bottiglie o/o contenitori




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Zora non solo non si è congelata, ma anzi è tutta contenta,

io invece sono ghiacciato quanto un pupazzo di neve....

presto andiamo a casa che mi faccio un buon the caldo.




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p.s. fotografie mie, macchina reflex digitale Pentax ks1, i bianconeri sono voluti. ciao a tutti.

giovedì 7 gennaio 2021

SARO' STRANO, MA L'INVERNO NON MI PIACE.

 E' VERO, L'INVERNO NON MI PIACE, FA FREDDO,

PIOVE E NEVICA E TIRA VENTO, E QUANDO ESCE

IL SOLE, TUTTO DIVENTA UN PICIO-PACIO SDRUCCIOLEVOLE.



ECCO, L'HO DETTO... PREFERISCO QUELLE BELLE

GIORNATE ESTIVE, COLORATE DELL'ARANCIO DEL TRAMONTO,

OPPURE QUELLE PIOVOSE AUTUNNALI, DOVE L'ACQUA SCORRE

GIU' DAI VETRI E PULISCE L'ARIA...